“Nessuno ha intenzione di costruire un muro!”

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Ho provato ad immaginare come fosse la vita dei berlinesi dal 13 agosto 1961 al 9 novembre 1989, quando la città era fisicamente divisa da un muro di cemento. La storia la conosciamo tutti, chi più chi meno. Sappiamo che la città fu divisa in due settori, quello sovietico e quello delle tre potenze occidentali: Usa, Francia e Inghilterra. Sappiamo che il muro era il simbolo della guerra fredda, sappiamo anche che molte persone morirono tentando la fuga dall’est verso ovest. Sappiamo tante cose dette e ridette a scuola, lette su Internet o durante i vari anniversari, ma non possiamo assolutamente sapere e capire come si viveva in una città divisa. Famiglie separate, amici persi per sempre, amori interrotti e tentativi falliti di volare verso la “libertà”. Quando si cammina per le strade di Berlino si avverte la sensazione di una città che si sta ancora riprendendo, una città che ha sofferto per la divisione e che ha faticato tanto dopo la riunificazione. La presenza del muro è sempre nell’aria, si avverte la differenza nell’architettura, nella disposizione delle strade, nell’aspetto della città. Tutto ci parla di un tempo in cui le cose non erano semplici, un tempo in cui muoversi liberamente era totalmente vietato, un tempo che purtroppo non è poi così lontano dai giorni nostri.

Pic by Jessica: Berliner Mauer

Ho trascorso uno dei miei sabati a Berlino ripercorrendo il “tragitto” del muro, calpestando una linea immaginaria che non molto tempo fa era occupata da un muro. La sensazione è strana, come sentirti in bilico tra due realtà: con il piede destro nella zona occidentale e con il sinistro in quella orientale.Immaginare che proprio lì, proprio in quel punto esatto dove oggi magari sorge un bar o una casa, era impossibile mettere un piede, è una cosa che mi fa riflettere tanto. Ne avevo tanto sentito parlare, ho affrontato l’argomento al liceo e all’università, ho guardato video e letto libri, ma essere qui e percepire le vicende, avere davanti agli occhi i segni della divisione ad ogni angolo è tutta un’altra storia.

Durante tutto il percorso ho avuto delle strane sensazioni, ho pensato che per me sarebbe stato assurdo vivere rinchiusa in un recinto senza la possibilità di muovermi liberamente e esercitare i miei diritti. Ho anche pensato che purtroppo non sarebbe dipeso da me e che probabilmente avrei accettato la situazione come hanno dovuto fare gli abitanti di Berlino. La cosa che mi ha scioccata di più è toccare i resti del muro, perché solo in quel momento mi sono resa conto che quelle immagini che ho sempre visto in documentari o sui libri, sono reali e ho capito quanta crudeltà ha rappresentato un po’ di cemento.

Pia

N.b Per il titolo del post, ho ripreso la frase pronunciata da Walter Ulbricht,presidente della Germania Est, il 15 giugno 1961.

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