Home sweet Home

Qualcuno una volta ha detto “home sweet home” o “dove c’é amore c’é casa”, bhe da un po’ di tempo a questa parte io faccio fatica a chiamare il luogo in cui vivo “casa”.

Pic by Pia

Fino a quando ho deciso di fare la signorina grande e andare a vivere per conto mio, sapevo esattamente quale fosse la mia casa nel senso “sentimentale” del termine. Il luogo in cui sono cresciuta, quello in cui ho imparato a camminare, a cadere, a rialzarmi, a parlare, ad andare in bicy. Il luogo in cui mi hanno circondata di amore, di coccole, di cazziatone quando necessario. La mia casa è quella fatta dei profumi della mia terra, del colore del tramonto che vedo ogni sera e dell’odore del caffè la mattina. La mia casa è il luogo in cui ritorno dopo una giornata e mi sento coccolata, protetta dai mostri del mondo esterno, ma questo era prima. Non fraintendetemi, quella sarà sempre “la mia casa”, il mio posto felice tra mare e Vesuvio, ma quando si cresce, si avverte quel bisogno di avere qualcosa di proprio, di costruire qualcosa di nuovo con le proprie forze e fatiche e per quanto mi stia sforzando, purtroppo ancora non mi è capitato di sentirmi “a casa” in quel di Milano.

Lo so, sono giovane, ho tanto tempo ancora etc… ( sono le frasi che mi dicono quasi tutti quando provo a esprimere come mi sento), ma sono anche stanca di accontentarmi, di saltare di casa in casa, con le valigie e gli scatoloni pronti per essere trasportati in un altro luogo. In fondo non dovrei lamentarmi, perché io un tetto ce l’ho, quattro mura che mi riparano dal freddo e mi permettono di stilare le mie cose, le trovo sempre, ma sono solo un mucchio di pietre messe insieme dal cemento (credo) con una quantità a volte ingombrante di mobili e cose inutili.

Da quando sono qui a Milano, ho cambiato molte case e posso dire che solo in una, ho provato qualcosa simile al tepore di una “casa vera” probabilmente perché quel era stato il mio primo approdo a Milano, la casa in cui ho conosciuto persone splendide, un cui sono cresciuta caratterialmente, in cui sono maturata e ho vissuto determinate emozioni. Dopo quella, ho avuto solo rifugi provvisori, impersonali e asettici nonostante tutti i miei sforzi per renderli più accoglienti.

Vorrei una casa che sa di “casa”, il luogo in cui voler tornare dopo ore di lavoro, dove poter dar sfogo al mio io, dove potermi sentire libera di essere e guardarmi attorno e riconoscere me in ogni dettaglio. Probabilmente ancora non è il mio tempo e sono sicura che prima o poi anche io potrò appendere la mia bella targhetta “home sweet home” davanti alla porta di quella che sarà la mia nuova Casa, quella vera!

Nel frattempo, speriamo che la sistemazione attuale riesca almeno a trasmetterti qualcosa di positivo!

Pia

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