One year ago…

È passato un anno da quando abbiamo sentito per la prima volta la parola Covid19 che purtroppo sarebbe entrata nel nostro vocabolario quotidiano con prepotenza e senza chiedere il permesso.

È passato un anno da quando un virus ha iniziato a “fare vittime” in Cina e noi lo guardavamo con sospetto e paura sperando che fosse un fenomeno che non ci riguardasse da vicino, ma ci sbagliavamo di grosso.

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È passato un anno da quando il mondo intero ha subito restrizioni, da quando la vita di ogni singolo cittadino si è fermata, rinchiusa in quattro mura domestiche, relegata in un angolo della casa e messa in stand-by. Si sono fermati viaggi, progetti per il futuro, visite ai musei, uscite spensierate, vedere amici o parenti…tutto è così strano, così surreale.

Ricordo le prime settimane in cui si parlava del Covid, le mille ipotesi circa i contagi, la nascita del virus, le cospirazioni, gli scettici….e poi di colpo mi sono ritrovata da sola a lavorare davanti ad un portatile nel salotto di casa mia immerso completamente nel silenzio. È stato tutto un susseguirsi di emozioni strane, sensazioni che non avevo mai provato prima. Ero spaventata da questa cosa nuova e dalle mille notizie che sentivo in Tv. Avevo paura perché non sapevo la durata, perché ero sola e perché non vedevo una via di uscita.  

È passato un anno da quando ho iniziato ad avere sbalzi di umore (non sono ancora in menopausa): un momento prima sono serena, l’altro sono super irritabile e in un batter d’occhio scoppio in lacrime per cose assolutamente banali.

È passato un anno da quando avevo pianificato i miei viaggi del 2020: Parigi, Madrid, l’Andalusia con la mia amica per il viaggio dei 30 anni.

È passato più di anno da quando ho visto per l’ultima volta il mio papà, da quando potevo decidere liberamente di andare a Napoli e stare con la mia famiglia, da quando eravamo liberi di muoverci, di abbracciarci, di uscire, di fare festa e di stare insieme.

È cambiato tutto: il modo in cui ci approcciamo agli altri, il modo di uscire, di lavorare, di vivere…sono cambiata io. È passato solo un anno e a volte faccio fatica a pensare alla “vita normale” di prima quando eravamo presi dal lavoro, dalle bollette, dalle spese, ma almeno potevamo rilassarci al bar o concederci una cena al ristorante e vedere gli amici.

Dopo le mille restrizioni e cambi di colore, mi sento senza forze! Sono stanca mentalmente di questa situazione, di tutto quello che è stato detto, di quello che è stato e non è stato fatto. Mi fa male vedere molte saracinesche chiuse perché vuol dire che delle persone hanno perso il lavoro. Mi piange il cuore sapere che i miei amici non hanno più un lavoro a causa dell’emergenza sanitaria.

È passato un anno e le cose sembrano andare sempre peggio. Quello spiraglio in fondo al tunnel che vedevo durante il primo lock down sembra farsi sempre più lontano e la fiammella della speranza è molto flebile e rischia di spegnersi con la minima folata di vento.

È passato un anno e ancora non abbiamo imparato a convivere con il virus, ancora giriamo con le museruole e abbiamo paura del contatto fisico.

È passato un anno e io sono stanca!

Pia

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